Ore di guida sui camion: le regole da tenere a mente

Ultimo aggiornamento il 29 settembre 2022 in Trasporto e logistica da Geotab Team |  4 minuti di lettura


Condizioni di lavoro migliori e più sicurezza nel trasporto su strada di merci e persone: dal 2006 questa doppia finalità sottende all’operato dell’Unione Europea, che a partire da quell’anno ha stabilito per prima norme che disciplinano periodi di guida, interruzioni e riposo per i conducenti.

Le ore di impegno degli autisti di camion non rappresentano più da tempo un argomento spinoso. È dovuta però intervenire l’Unione Europea per regolamentare fenomeni troppo spesso configurati come vero e proprio sfruttamento dell’impegno giornaliero degli autisti, schiacciati loro malgrado da una logica commerciale tesa al massimo profitto e a vincere la sfida sul piano concorrenziale. 
 

La situazione è cambiata con la pubblicazione del Regolamento (CE) n. 561/2006 che ha fissato a nove ore - dieci ore non più di due volte nell’arco di sette giorni - il limite di tempo giornaliero che un driver può passare al volante. In una settimana la soglia da non superare è di 56 ore di guida dei camion, per due settimane si parla di 90 ore. 

 

Se non inizia un periodo di riposo, trascorse 4 ore e mezza l’autista è obbligato a una pausa dalla guida del camion di almeno 45 minuti consecutivi. Può eventualmente spezzarla in due tronconi, osservando dapprima almeno 15 minuti e poi almeno mezz’ora, intercalate però nella fase di guida in modo da osservare il disposto di cui sopra.

Quante possono essere le ore di guida del camion e di interruzione del lavoro

 

Ai conducenti è ascritto un periodo di riposo giornaliero di 11 ore nell’arco delle 24 totali. Se sono almeno 9 le ore, si parla di riposo giornaliero ridotto, applicabile massimo tre volte alla settimana, mentre si parla di riposo giornaliero regolare frazionato in caso di una sosta di 3 ore, più un’altra di 9 ore non invertibili, e di 15 ore di turno. 
 

Per due settimane consecutive gli autisti sono chiamati ad almeno altrettanti periodi di riposo settimanale regolare pari ciascuno a 45 ore, il secondo dei quali riducibile in alternativa a 24 ore  (riposo ridotto) da compensarsi con un tempo di riposo nella terza settimana successiva a quella in cui si è avuta la riduzione (dovrà però essere in abbinamento a un riposo di almeno 9 ore). Il riposo settimanale non può scattare dopo più di 6 giorni (sei periodi di 24 ore) dal precedente. 

 

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Per quanto concerne il “dove” e il “come” i truck driver possono staccare e rigenerarsi dalle ore di impegno, si vedano le modifiche introdotte dal nuovo regolamento in materia (Regolamento UE 2020/1054), che registra, tra gli altri, l’impegno delle imprese di trasporto nell’organizzare il lavoro dei conducenti in modo tale che essi possano raggiungere o una sede delle attività dell’impresa nel paese dell’Unione di stabilimento o il luogo di residenza del conducente. Entrambe le condizioni sono pensate per permettere loro di effettuare almeno un periodo di riposo settimanale regolare (o un periodo di riposo settimanale superiore a 45 ore a compensazione di un periodo di riposo settimanale ridotto) nell’arco di quattro settimane consecutive.
 

Il datore di lavoro è inoltre obbligato a farsi carico delle spese per un alloggio fuori dal veicolo quando nel corso del viaggio si inserisca un riposo settimanale. La sistemazione deve essere di qualità, tenere conto delle specificità di genere, essere dotata di adeguate attrezzature per il riposo e di appropriati servizi igienici. 
 

Una possibilità inedita, comparsa con l’arrivo di questo secondo Regolamento comunitario, è quella per l’autista in multipresenza con un collega di godere della sua pausa dalla guida del camion di 45 minuti stando a fianco di chi siede in quel momento al volante, ma senza in alcun modo assisterlo.

Ore di impegno degli autisti: quando è la stanchezza a far compagnia

 

Tutto a posto, quindi? Si direbbe di no scorrendo i risultati di un’indagine del 2021 di ETF (European Transport Workers Federation) sullo stato di affaticamento alla guida. Dei 2861 conducenti di veicoli e autobus coinvolti, ben un 60% degli autisti ha infatti dichiarato di viaggiare regolarmente in condizioni di stanchezza. 
 

772 autisti in totale hanno parlato dei gravi rischi corsi dovuti all’affaticamento psico-fisico, tra cui quello di causare un incidente; quasi un terzo dei conducenti di camion ascoltati ha ammesso di essersi addormentato alla guida, mentre oltre la metà (52%) di loro ha affermato di non essersi potuta fermare a riposare, una volta avvertita la necessità, per l’assenza di un’area considerata abbastanza sicura per la sosta. 
 

Avere sulla strada professionisti del volante non al pieno delle proprie capacità psico-fisiche rappresenta una minaccia non solo per gli stessi lavoratori, ma per gli automobilisti comuni. 

Ore di riposo per chi guida un camion: perché sono importanti e che cosa si rischia

 

Molte definizioni indicano la stanchezza come uno stato prodotto da uno sforzo prolungato che si ripercuote a livello fisiologico, emotivo e cognitivo. Possono pertanto derivarne distrazione, tempi di reazione ridotti, mancata percezione del rischio, incapacità di controllare la velocità, sino ad arrivare a una significativa perdita di controllo del volante. Ancor più grave è però il fatto, rilevato in molti conducenti, che la stanchezza sia ormai considerata una caratteristica del mestiere di autotrasportatore.
 

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L’indagine di ETF ha messo in luce come la mancanza - e la scarsa qualità - del sonno, unite a un contesto logistico-funzionale ostile, impediscano un reale riposo. Una condizione indotta, secondo le valutazioni messe in luce dalla Federazione, dalle cattive condizioni occupazionali. A pesare è il legame diretto tra livello contributivo e lungo orario di lavoro, guardando in particolare alle tariffe orarie estremamente basse.
 

Vi è poi il discorso del cosiddetto “altro lavoro” (così come descritto e articolato dalla legislazione europea di riferimento per il settore) che include la supervisione dello scarico-carico della merce, attività che, come altre diversa dalla guida, ruba tempo prezioso alle ore di guida del camion.

 

Ai tratti sin qui elencati si uniscono l’orario continuato e il servizio di trasporto notturno, nonché turni irregolari e irrealistici, anche con frequenti cambiamenti nella cadenza tra prestazione al volante e momenti di riposo. 
 

Lo stato di salute degli autisti, già così a rischio per lo stress che tende a generarsi, viene ad essere aggravato dalle condizioni ambientali a cui si trovano esposti. Anche in momenti dell’anno diversi dalla stagione più calda, il tentativo di dormire in cabina è infatti messo a dura prova dal rumore esterno dovuto all’assenza di barriere fonoassorbenti sulle autostrade e dalla paura di essere vittima di rapine.  

Tempi di guida e di riposo degli autisti: comportamento e sanzioni

Nell’ambito dell’operazione stradale Truck & Bus di Roadpol, nata sotto l’egida dell’Unione Europea, risultati poco incoraggianti sono stati comunicati a seguito delle ultime due campagne straordinarie di controlli, effettuate rispettivamente nel mese di giugno e in quello di luglio 2022 in 19 paesi, Italia compresa. Dei 427.105 veicoli industriali fermati, un quarto mostrava infatti almeno un’infrazione. 

 

La violazione che ci interessa però maggiormente richiamare in questa sede ruota intorno ai 2.588 autisti di camion che sono stati trovati a non rispettare i tempi di guida e di riposo. Ancor più alto il numero di driver - 11.662, i cui tachigrafi non erano stati gestiti correttamente (545 sono i casi di manipolazione del dispositivo). 


I conducenti che eludono la norma sulle ore da trascorrere al - e lontano dal - volante incorrono negli effetti dell’art. 174 del Codice della Strada (“Durata della guida degli autoveicoli adibiti al trasporto di persone o cose”). All’importo della sanzione, in base alla gravità, è da sommare un determinato numero di punti decurtati dalla CQC (Carta di Qualificazione del Conducente). 


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